Mentre le piste da ballo pulsano di energia, un rigido regolamento rischia di spegnere le console di migliaia di artisti. È una questione di calendario e di conti, un meccanismo che mostra tutta la sua inadeguatezza di fronte a un mondo musicale sempre più fluido e frammentato. La Cooperativa Esibirsi, in data 12 settembre 2025, ha deciso di sfidare questo status quo, presentando alla SIAE una formale proposta di riforma della controversa “Licenza Dj online”. Il cuore della battaglia risiede nell’assoluta mancanza di flessibilità dell’attuale sistema, un abbonamento obbligatorio che scade inesorabilmente ogni 31 dicembre, a prescindere dal momento in cui viene sottoscritto. Un dj che inizia la sua attività a ottobre è così costretto a pagare l’intera quota annuale per un servizio che potrà fruire solo per tre mesi, una stangata che puzza di ingiustizia e che finisce per penalizzare soprattutto i nuovi ingressi e i professionisti a intermittenza.

Questa rigidità anacronistica non si limita a un danno economico, ma rischia di diventare un boomerang per la stessa legalità del settore. La proposta di Esibirsi, che rappresenta circa 4.000 dj sul territorio nazionale, è semplice quanto rivoluzionaria: introdurre una formula mensile. Una soluzione che appare ovvia per adeguare una normatura vecchia al ritmo del lavoro moderno, un lavoro che per molti non è un’attività a tempo pieno ma un impegno stagionale, un side job, una passione che si accende in estate o nei fine settimana. Questi artisti, pur desiderando operare nella massima correttezza, si trovano di fronte a una scelta obbligata: pagare un prezzo sproporzionato per un servizio in gran parte inutilizzato, oppure arrendersi e suonare nell’illegalità, assumendosi un rischio che nessun professionista dovrebbe essere costretto a valutare. L’introduzione di un abbonamento flessibile non è solo una questione di equità, ma di pura logica. I dj attivi tutto l’anno continuerebbero con la formula annuale, chi inizia a stagione in corso pagherebbe solo per i mesi residui, e i colleghi occasionali potrebbero finalmente regolarizzare la propria posizione senza essere strangolati da un canone irragionevole. Una vittoria per tutti, un passo verso un ecosistema più sano e inclusivo. Si tratta di una modifica che, a ben vedere, non sembra comportare insormontabili complicazioni tecniche o amministrative, ma che richiede soprattutto la volontà di ascoltare le esigenze di una comunità professionale in costante evoluzione. È una sfida alla burocrazia, un appello affinché le regole non soffochino la musica, ma ne proteggano invece ogni singola nota, anche quelle che suonano solo per una stagione.