Secondo quanto riportato dal Financial Times, il settore musicale potrebbe essere prossimo a una svolta epocale. Entro poche settimane, due delle tre major discografiche, Universal Music Group (UMG) e Warner Music Group (WMG), potrebbero concludere accordi di licenza “storici” con aziende specializzate nell’intelligenza artificiale.
L’obiettivo di queste trattative, come riportato giovedì 2 ottobre citando fonti vicine alla questione, è duplice: definire un precedente su come le aziende di IA compensino l’utilizzo della musica, regolamentando sia la creazione di brani generati dall’IA che l’impiego dei cataloghi musicali per l’addestramento dei modelli linguistici.
Tra le startup AI coinvolte nelle discussioni figurano ElevenLabs, Stability AI, Suno, Udio e Klay Vision. Le negoziazioni, secondo il FT, coinvolgono anche big tech come Google e Spotify.
La notizia degli imminenti accordi assume un significato particolare alla luce delle recenti battaglie legali. Solo nel giugno dello scorso anno, Universal, Warner e Sony avevano infatti intentato causa proprio contro Suno e Udio, accusandole di aver utilizzato illegalmente le loro registrazioni per addestrare i sistemi di IA.
Ora, le trattative in corso potrebbero portare a una tregua, con la speranza di giungere a “accordi di licenza che includerebbero un accordo per l’uso passato della loro musica”, chiudendo così le controversie legali.
Un caso particolare è quello di ElevenLabs. A differenza di Suno e Udio, la startup ha già siglato importanti accordi di licenza con titolari di diritti come Merlin e, soprattutto, con l’editore Kobalt.
L’accordo con Kobalt è potenzialmente in grado di creare un precedente per due motivi: Ripartizione 50/50 delle royalty: Stabilisce una parità di trattamento tra i ricavi dell’editoria e quelli della musica registrata; Clausola della Nazione più favorita (MFN): Garantisce a Kobalt che, se qualsiasi altro detentore di diritti negozierà in futuro condizioni migliori, queste si applicheranno automaticamente anche all’editore.
Anche Klay Vision ha già avviato una collaborazione strutturata, avendo stretto una partnership strategica con UMG nell’ottobre 2024 per sviluppare un “modello fondativo etico” per la musica generata dall’IA.
Secondo il FT, le etichette starebbero spingendo per un modello di remunerazione simile a quello dello streaming, dove ogni utilizzo della musica (ad esempio per addestrare un modello o generare un brano) scatenerebbe un micropagamento. Inoltre, vorrebbero che le aziende AI sviluppassero un sistema di attribuzione simile al Content ID di YouTube, per tracciare quando la loro musica compare nei risultati generati dall’intelligenza artificiale.
Tuttavia, un dirigente anonimo di un’etichetta ha avvertito il FT che le negoziazioni presentano complessità senza precedenti. La sfida fondamentale non è solo tecnica, ma anche di consenso artistico: “La differenza sta nel prendere l’intera storia della musica e inserirla in un modello che produce qualcosa di irriconoscibile. La domanda è: gli artisti saliranno a bordo?”.
L’urgenza di trovare un accordo è alimentata dai dati. Deezer ha recentemente rilevato che quasi un terzo (il 28%) di tutti i brani caricati sulla sua piattaforma sono ora interamente generati dall’IA. Anche Spotify ha dichiarato di aver rimosso ben 75 milioni di tracce AI “spam” nell’ultimo anno, segnale di un fenomeno in esplosione che necessita di una regolamentazione chiara.
Mentre UMG e WMG sembrano vicine alla firma, Sony Music ha rilasciato una dichiarazione più cauta, affermando di essere in trattative con aziende che dispongono di “modelli formati eticamente e che vanno a vantaggio dei nostri artisti e cantautori”.
Un primo, importante accordo sembra ormai questione di tempo e, come ha osservato il dirigente anonimo, “a un certo punto, ci sarà un importante accordo che farà da precedente”, plasmando il futuro dell’intera industria musicale nell’era dell’intelligenza artificiale.
 
															

