Anche Post Malone con il loro trattamento diventa qualcosa di nuovo: psy trance, in questa occasione dell’ennesimo maquillage. Abili nei bootleg, nei mash-up, pronti a saccheggiare Rudeejay, Da Brozz e J Balvin per dare vita a “Rockstar Vs Mi Gente”, l’ennesima loro matta creazione, i DJs From Mars dissacrano ogni hit e spiegano che la produzione e il quotidiano lavoro in studio sono modi per farsi conoscere e apprezzare dalla critica, oggigiorno. Anche il loro ultimo singolo, ricantato da Malika, è nato da questo processo.
“Mettiamola così: le serate sono il nostro core business. Fortunatamente, siamo riusciti a innescare un giro di agenti e promoter interessati al nostro prodotto, quindi tra alti e bassi da 7 anni facciamo una media di 100 serate all’anno. E questo ci permette di rientrare delle spese dello studio e di reinvestire nel progetto. Ammettiamo che vivere di sola produzione oggi è molto difficile, anche se conosciamo realtà che con le giuste connessioni riescono a tirare avanti anche in questi anni. Oggi, essere un buon musicista o dj non basta più, bisogna essere artisti e businessman allo stesso tempo. È una sfida del nostro tempo, quindi non ci lamentiamo, dobbiamo adattarci. Sicuramente non siamo più nei fasti degli anni ’90, ma vediamo nuovi sviluppi nello streaming e nelle nuove piattaforme, speriamo che si possa tornare a vivere di musica prodotta come qualche anno fa”.
Che esperienza vi siete portati via dagli studi con Gabutti?
“Sicuramente è stata una grande palestra, abbiamo lavorato lì 10 anni, a contatto tutti i giorni con grandi produttori, Eiffel 65, Gabry Ponte, Roberto Molinaro, ogni giorno c’era da imparare. Purtroppo poi gli interessi non erano più gli stessi e le strade si sono divise, ma quegli anni sono stati un periodo importante della nostra vita”.
Qual è il brano più sperimentale e atipico che avete prodotto negli ultimi anni?
“Un brano che ci ha fatto veramente divertire, ‘Phat Ass Drop’, che è una specie di tutorial per come realizzare un brano di successo. Il tutto spiegato da una voce guida che introduce i suoni man mano che entrano nel pezzo. È stato un divertente esperimento. Invece, essendo la nostra produzione principalmente fatta di bootleg, citeremmo Beethoven Vs Chemical Brothers, che è un accostamento super bizzarro ma funziona benissimo, e poi ‘Titanium’ di Guetta e SIA Vs ‘We Are The Champions’ dei Queen, il vocal prende tutta un’altra atmosfera con quella base: è uno dei bootleg più azzeccati secondo noi”.
Qual è il produttore che vi piace di più?
“In Italia c’è una nuova generazione di produttori che stanno facendo cose ottime, a parte ovviamente i Vinai che sono ormai lanciatissimi, e parliamo di Merk & Kremont, Angemi, Marnik, Lush&Simon, SDJM, Kharfi, Delayers, Luca Testa. Rudeejay per quanto riguarda i bootleg. I Am Sid, Goja per le cose più sotterranee. Sono tutti ottimi produttori e secondo noi non hanno nulla da invidiare ai vari Don Diablo, Heldens. Stanno avendo grandi riscontri ma secondo noi meriterebbero ancora di più. Nel mondo crediamo in Zedd, una spanna sopra tutti. Ci piace anche tantissimo Skrillex, un innovatore. L’ultimo album veramente ben fatto nell’ambito dance secondo noi è quello dei Chainsmokers. Poi oggi ogni giorno ci sono nomi nuovi da tenere d’occhio, Illenium, Slushii e altri ancora”.
Aprendo il cassetto dei sogni, cosa troviamo?
“Lavorare con Benny Benassi, deadmau5 e Daft Punk”.
Avete mai pensato di realizzare un album?
“Si, crediamo che sia l’ambizione di ogni musicista. Ma per noi, per il nostro percorso, è ancora presto. Abbiamo all’attivo più di 300 bootleg, ma pochi pezzi originali, dobbiamo insistere su questa nuova direzione, avere almeno un paio di hit, dopodiché potremo pensare a un lavoro di questo tipo. È la nostra prossima sfida”.
Principalmente, che software usate?
“Cubase, il nostro preferito da sempre, ci troviamo bene, ormai lo usiamo ad occhi chiusi. E poi come plug-in, su tutti Spire Massive e Serum
Tutti i Waves, FabFilter. Poca roba ma buona”.
E che hardware invece?
“Nessuno, giusto la scheda audio Focusrite per far passare il segnale dal laptop alle casse. Ma il suo ruolo è veramente marginale”.
Chi cura il vostro mastering?
“Abbiamo lavorato con Gigi Barocco. Alcune tracce le cura Luca Testa, che col suo Head Studios sta mettendo su una bella realtà torinese. Altre le hanno masterizzate i nostri amici WTDJ che hanno il loro studio Railway Audio. Ci piace provare a cambiare ogni volta”.
Cosa insegnereste ai più giovani?
“Che questo lavoro richiede vero amore e passione per la musica. Se lo stai facendo per la fama e i soldi, meglio che smetti subito e che ti cerchi un posto in banca. Ci vuole tanto sacrificio, quando tutti i tuoi amici sono in giro, tu sei chiuso in studio anche 20 ore al giorno; i risultati si vedono raramente, gli orari non esistono più, alcuni giorni li passi senza ispirazione e può essere frustrante. Ma se tutto questo lo fai con passione, non importa il risultato bensì il fatto che stai facendo quello che ami. Quindi, giovane che ci leggi: ama la musica e non pensare sempre ai soldi”.
In proporzione, quanto siete dj, quanto musicista e quanto nerd?
“Consumiamo tantissima musica, possiamo amare i Clash o Bob Marley come deadmau5 o i Beastie Boys, o Beethoven, o le colonne sonore dei film di Tarantino, Ennio Morricone, Battiato. Ascoltiamo tutto. Quando ami tantissimo una cosa, vuoi provare a farla tu. Da piccolissimi suonavamo anche strumenti in piccole band, poi col rap e i campionatori fu un’ossessione. Ma il fatto di non poter campare di sola discografia agli inizi ci ha portato a fare i dj “nei peggiori bar di Caracas” e questa è stata un’altra grande scuola. Abbiamo iniziato suonando veramente nei posti più disgraziati della nostra città, cercando di far ballare gente che era nei club per tutt’altro. Questo ci ha aiutato tantissimo e sappiamo cosa fare ora dietro la consolle. Siamo poco nerd. Tempo fa eravamo più fissati, dovevamo avere tutti i plug-in del mondo, provare tutte le librerie di flauti peruviani e cornamuse scozzesi, ma era una fissazione. E avere troppi plug-in può distrarre dallo scopo finale: siamo ex nerd pentiti”.