Mentre l’intelligenza artificiale rivoluziona la musica, distinguere un brano umano da uno generato da algoritmi è sempre più difficile. Strumenti come Suno e Udio permettono a chiunque di creare canzoni in pochi secondi, inondando le piattaforme streaming di contenuti sintetici. Ma c’è un modo per smaschearli? La risposta potrebbe arrivare da IRCAM Amplify, un tool sviluppato dall’omonimo istituto di ricerca francese, che promette di rilevare con precisione se una traccia è stata prodotta dall’AI. Basta caricare un file audio e il sistema restituisce una percentuale di probabilità, dimostrandosi efficace nel riconoscere brani generati da Suno con un’accuratezza fino al 98%. Tuttavia, non è infallibile: alcuni falsi positivi o negativi sono possibili, e il servizio stesso avverte che i risultati vanno verificati.
Un altro limite è l’impossibilità di analizzare direttamente i link di Spotify o altri streaming, obbligando gli utenti a scaricare prima i file. Altri detector online permettono di incollare URL, ma i test rivelano prestazioni contrastanti, con errori sia nel segnalare brani umani come artificiali che viceversa. Intanto, Deezer ha introdotto etichette per identificare i contenuti generati dall’AI, ma la tecnologia è in continua evoluzione e i vecchi indizi acustici diventano rapidamente obsoleti. “I modelli si migliorano in fretta, e ciò che ieri era un tratto distintivo oggi potrebbe non esserlo più”, conferma Manuel Mousallam, esperto di Deezer. Con l’AI sempre più convincente, strumenti come quello di IRCAM potrebbero diventare essenziali per mantenere un barlume di trasparenza nell’era della musica algoritmica.