L’idea che ha accompagnato tutta la produzione di “Soaked In Sweat”, il nuovo disco di Villanis, caro e intimo amico di Midance, è stata quella di voler trasmettere il “senso di liberazione che ci accompagnava sul dancefloor quando nessuno poteva fermarci”. Ecco perché la parte vocale ripete la frase “You Can’t Stop Me Now, no you can’t”.
Un inno alla house dopo una serata lasciata alle spalle con qualche pensiero negativo di troppo. Il rumoreggiare della gente, verosimilmente in fila fuori ad un locale, sia all’inizio che in conclusione del brano, il tutto è volutamente una rievocazione delle atmosfere di inizio e fine serata. Pura jackin’ house e funky con un po’ di nu Disco e prodotta da Villanis con mix e master di Francesco Pais al 7eventh Studio di Roma.
Come è nato il tuo ultimo singolo, “Soaked In Sweat”?
“In maniera fulminea. Il processo di stesura e arrangiamento è stato molto rapido, tutto in 4/5 ore in piena notte, senza pause. Volevo trasmettere la stessa energia che abbiamo sempre avvertito all’esterno di un club, in fila, mentre attendevamo trepidamente di entrare in un posto che per una notte avrebbe cambiato la nostra vita, il club o una roller disco, prima di stare tutti insieme sul dancefloor per condividere un’esperienza comune, ballando fino a ritrovarci… zuppi di sudore”.
Stai lavorando su nuovi progetti?
“Sì, dopo la produzione di ‘Soaked In Sweat’, ho iniziato a lavorare a un remix e a brani che erano rimasti da parte ma che hanno una grande potenziale, incluso un progetto ispirato ai Change, con altri grandi musicisti italiani che per adesso non posso rivelare”.
Con chi collabori? Etichette, dj, promoter?
“Intanto su etichetta Strakton Records c’è il progetto di cui sopra che sta ricevendo grande supporto, in terra inglese, dai collettivi Crate Digs e dall’Underground Kollektiv. Il mio obbiettivo, a livello artistico è quello di allargare sempre più la mia rete di collaborazioni. In Italia si è sempre molto lupi solitari, mentre all’estero esiste un’incredibile rete di supporto , molto solidale, tra dj, e a quel modello mi ispiro”.
Come e quanto contamini la tua musica?
“Il punto di partenza è sempre il sound della golden era della Disco. Il mood deve essere lo stesso che evocano tanti brani Northern Soul, da contaminare però con la modernità House, specialmente filtered e di matrice francese, con l’unione di elementi cross-genre. In ‘Soaked In Sweat’ c’è infatti la presenza di un riff di chitarra molto indie-rock, ispirato alle produzioni di band come Foals e 1975”.
Ti interessi anche di altri generi?
“Dopo anni di sperimentazione, ho deciso focalizzarmi esclusivamente nell’ambito Disco house, anche se l’evoluzione è caratteristica principale di chi produce musica, ma ho la sensazione che la mia ‘casa’ rimarrà per diverso tempo questa”.
Come ti sei avvicinato al mondo della produzione?
“È stato un passaggio del tutto naturale. Dopo un lungo percorso di live e un’enorme serie di selezioni musicali, spesso confrontandomi come dj in realtà molto diverse tra di loro, ha iniziato a maturare dentro la mia testa un’idea molto precisa di quello che dovesse essere il mio sound. Avevo bene in mente cosa fare, come arrangiare i mie brani, ma per diverso tempo mi ha supportato dal punto di vista tecnico Francesco Pais, incredibile giovane engineer del 7venth Studio. Oggi produco nello studio della mia abitazione con il supporto della DAW Ableton, subito per me intuitivo e rapido e fondamentale per la mia indipendenza compositiva e artistica. Mix e master però passa sempre per il 7venth, almeno è stato cosi per la mie ultime produzioni”.
Pensi che il tuo stile venga sufficientemente considerato in Italia?
“Fare e proporre disco in Italia è davvero molto complicato. Gli exploit di Purple Disco Machine con ‘Hypnotized’ e Dua Lipa con ‘Don’t Start Now’ la scorsa estate hanno fatto ben sperare (anche se questi sono esempi prettamente mainstream), ma c’è ancora tanto da lavorare per far si che culturalmente il genere venga recepito in maniera diversa nel nostro Paese. Questione completamente diversa oltre confine dopo invece lo stile in paesi come Francia, east e west coast americana, Australia e la stessa Inghilterra sta diventando un vero e proprio fenomeno”.
Dove ti troveremo questa estate? In live, show?
“Difficile da dire vista l’attuale situazione che stiamo vivendo tutti. Ogni settimana però mi si può seguire live con il mio radio show tutto in lingua inglese sulla londinese Crate Digs Radio, tutti i giovedì dalle 17 alle 19 su cratedigs.com, e tutte le domeniche con i miei set sulla radio di Manchester ,Underground Kollektiv, su undergroundkollektiv.co.uk , dalle 17 alle 18”.
Come immagini il suono dei club dei prossimi anni?
“Penso che il suono dei club, come tutta la musica da club, siano ciclici. Tutto torna e si ripropone, seppur in vesti nuove. Non credo in un suono che si evolva all’infinito”.
Hai mai pensato a lavorare a un tuo album?
“Penso di continuare esclusivamente a pubblicare singoli, e magari chi lo sa, un giorno produrre un album non mio, ma di un artista pop. Il modello per quello è Mark Ronson”.
Con chi ti piacerebbe lavorare?
“Mi piacerebbe far uscite le mie prossimi produzion su label come Midnight Riot, The Basement Discos e su Nervous. Il sogno è quello di collaborare con Simon Marlin, aka The Shapeshifters. Quello di uscire su FullTime Production l’ho realizzato”.